Tra i film proiettati per la giuria giovani al Social World Film Festival 2017 DI Vico Equense si è sicuramente distinto “Veleni” di Nadia Baldi per il soggetto originale, le atmosfere grottesche e una piccola galleria di caratteristi, i migliori attori della scena teatrale napoletana: Tosca D’Aquino, Gea Martire, Franca Abategiovanni e un ritrovato Lello Arena, assente da un po’ di tempo sul grande schermo. La storia, ambientata in un Sud Italia impoverito e spopolato a causa della guerra e dell’emigrazione, segue il ritorno a casa di Antonio (interpretato da Giulio Forges Davanzati, già visto nel docufilm di Scola su Fellini, “Che strano chiamarsi Federico”) per il funerale del padre. Il film si apre subito con citazioni felliniane, nella messa in scena della processione e nella musica scelta, quella Gazza Ladra di Rossini che in 8 e 1/2 accompagnava le visioni di Mastroianni alle terme (nell’anno di Claudia Cardinale ospite alla kermesse è un omaggio molto bello al film che la lega indissolubilmente all’immaginario felliniano). Nel paese natio, popolato solo da bambini e da donne fin troppo in fregola amorosa, la madre e la zia di Antonio, perfide come due Erinni vendicatrici e un po’ streghe di Macbeth, giocano con doppi sensi semi-incestuosi e i famigerati veleni del titolo, arrivando a uccidere persino il padre del ragazzo, come si evincerà nel corso del racconto. Il grande teatro napoletano, che in Gea Martire vede una garanzia assoluta, la bravura internazionale di Vincenzo Amato (il padre di Antonio) e l’immenso Lello Arena in un ruolo che sembra quasi essere uscito da Amarcord, sono senz’altro gli aspetti più interessanti nella pellicola della esordiente Baldi. La regista salernitana si esprime così in merito alla sua prima regia: «Dietro la patina ormai consunta di un perbenismo aristocratico queste due eccentriche sorelle decidono di prendersi “cura” di quello che è un mondo femminile ormai rimasto isolato in un piccolo paese del sud Italia. Nasce così in me – spiega – l’esigenza di indagare attraverso le immagini, il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante». Nel corso della storia effettivamente le avances al bell’Antonio si fanno sempre più insistenti e pressanti, in un crescendo parossistico che trova conforto solo in una ritrovata parentesi coniugale per il ragazzo. Ma durerà poco, purtroppo.

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Renato Aiello
Napoletano, classe ’87, Renato Aiello è giornalista pubblicista dal 2009 ed è pubblicato dal 2001. Studi in Comunicazione di massa e media, nonché cinema, giornalismo e informazione cross mediale, ha iniziato col piccolo house organ del Cardarelli "Il Giornale di Ortika" di Gaetano Coppola tra il 2001 e il 2006 (prima recensione a 13 anni) e ha poi scritto nel corso degli anni per il quotidiano "Roma" dal 2006 al 2011, diretto da Antonio Sasso, per "Dancing Post" nel 2015, diretto da Laura Valente e per il magazine online "MCT" tra 2015 e 2016, diretto dal prof. Arturo Lando, del Master in Cinema e Televisione dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Attualmente scrive da free-lance per diversi siti e magazine di cultura e spettacolo. Appassionato di letteratura, musica, arti figurative, fotografia e cinema, ha partecipato nel corso degli anni a festival cinematografici tra Roma, Napoli e Vico Equense, e a giurie di concorsi di cortometraggi a tema. Videoblogger dal 2014, ha un canale YouTube con servizi di video giornalismo e montaggi emozionali. Nel 2015 realizza per l'azienda Protomgroup un video promozionale sul primo software di Fisica in classe per le LIM. Nel 2016 produce, dirige e monta una clip sul Social World Film Festival, raccontando la kermesse come i luoghi del continente Westeros ne "Il trono di spade".
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