7 Dicembre 2023

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Valerie Solanas - I shot Andy Warhol - Locandina (dett.)
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Valerie Solanas: I shot Andy Warhol

Tre colpi di pistola. Giunge all’apice così, il 3 giugno 1968, l’ossessione di Valerie Solanas per Andy Warhol.
Personaggio controverso e maschera tragica di un’epoca di rivolgimenti culturali e sociali, Valerie Solanas viene generalmente ricordata per questo gesto estremo e per l’opera SCUM Manifesto, testo iconosclasta in cui i cliché sull’inferiorità del sesso femminile sono rovesciati su quello maschile.

Tuttavia, la sua storia appare molto più complessa e piena di contraddizioni. Nata nel 1936, Valerie Solanas è stata una bambina abusata dal padre, un’adolescente homeless che è riuscita a laurearsi in psicologia ed a lavorare per un anno all’Università del Minnesota, una prostituta e un’autrice di testi teatrali, un’attrice e una mendicante, ed infine un riferimento per il movimento femminista degli anni Sessanta.

L’ossessione per Andy Warhol ha origine probabilmente in Up your Ass dramma teatrale che Valerie Solanas scrive nel 1967. A seguito di un incontro con Warhol, glielo affida perché lo valuti ed eventualmente lo produca. Tuttavia l’artista perde il manoscritto ed offre all’autrice – forse a titolo di risarcimento – un ruolo nel suo film I, a Man.

Tuttavia le richieste di Valerie Solanas per un pagamento del testo perduto non si fermano e, dopo essersi tradotte in una serie di comportamenti ossessivi, culminano infine nei tre colpi di pistola.

La vicenda viene ripresa ins eguito da Warhol nel film Women in revolt (1971), in cui sono inseriti richiami satirici allo SCUM Manifesto, e da  Mary Harron (biografa di Valerie Solanas) nel film I Shot Andy Warhol (1996) .

Andy WarholI shot Andy Warhol - LocandinaI shot Andy Warhol - Locandina (dett.)

Sebbene bollata come schizofrenica paranoide, Valerie Solanas è autrice di una delle più interessanti, provocatorie, ironiche e crude disamine sugli stereotipi di genere: tra le righe di SCUM Manifesto si intravede una mente acuta, l’analisi tagliente della società americana degli anni Sessanta e la rabbia per la condizione delle donne, di fatto relegate ad un ruolo marginale.

Una condizione riassunta nell’incipit di SCUM Manifesto:

«In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile».

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4 commenti

moody973 4 Giugno 2015 at 11:25

Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.
Erasmo da Rotterdam

Dadino 4 Giugno 2015 at 14:18

Finalmente qualcosa di interessante e non sempre i solito polpettoni. Complimenti

Susanna Crispino 4 Giugno 2015 at 21:18

Grazie! 🙂

mammaliturchi 5 Giugno 2015 at 16:08

Ecco una storia che non conoscevo…

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