Sono ritornato a Giffoni dopo la mia protesta silenziosa e rispettosa al Ministero della Cultura: due
giorni durante i quali ho sentito la vicinanza di centinaia di migliaia di italiani, di giffoner, di uomini
e donne, di rappresentanti dei partiti politici, di giornalisti e di tanta gente comune. Da qualche
giorno, cerco di chiarire le motivazioni che mi hanno spinto a chiedere al Ministro Sangiuliano
dialogo e attenzione, purtroppo a volte si mischiano le acque e si tende a riportare su altre strade
un argomento per noi vitale. Cerco di ribadirlo un’altra volta. Negli ultimi cinque anni, Giffoni ha
ricevuto dal Ministero della Cultura un finanziamento annuo di 950mila euro, dopo di noi
vengono sostenuti altri soggetti che non hanno mai superato i 250mila euro. Ci sarà o no un
motivo? Sono proprio queste ragioni che non si vogliono comprendere, perché il progetto Giffoni
non ha nulla a che vedere con tutti gli altri festival. Il Ministro ha la facoltà di fare le scelte che
vuole ma nei tempi dovuti, tra gennaio e febbraio, non far pubblicare quel bando che pone un
tetto massimo di 400mila euro a due settimane dall’inizio di Giffoni. Noi abbiamo già impegnato
e speso tutte le risorse. Per il prossimo anno ci regoleremo di conseguenza. Certo è strano che
l’esempio virtuoso di Giffoni debba essere tagliato per allinearsi. Sarebbe utile adesso fare un serio
ragionamento su come e in che modo si promuove il cinema. Ma ci sarà tempo. Sono due anni che
cerco di incontrare il Ministro, non ci sono mai riuscito e certo non mi stupisce che lui non mi
abbia voluto incontrare in questi due giorni romani. Mi sembra molto imbarazzante che io debba
spiegare che cos’è veramente Giffoni e come e in che modo esercita la sua funzione nella vita di
milioni di ragazze e di ragazzi, nel contesto culturale italiano e internazionale.
Si è conclusa da qualche giorno la 54esima edizione, benché tormentata dalle varie criticità è stata
certamente una delle più potenti in assoluto. Chi c’è stato non smette di elogiare e raccontare i
momenti trascorsi tra migliaia di ragazzi. E all’indomani dalla fine dell’evento sono stato costretto
a prendere la decisione della protesta, da solo ma consapevole di rappresentare milioni di italiani,
che amano e sostengono questa grande e unica idea. Mi confortano le decine di migliaia di post,
commenti, reazioni che ho ricevuto. In pieno agosto. Ho avuto modo di ascoltare i loro messaggi,
struggenti, potenti, come ad esempio quelli di alcuni genitori che scrivono frasi come: “Giffoni è un
esempio per tutti. Se si potesse monetizzare la capacità di tenere 5000 ragazzi senza
smartphone, per dieci giorni, avremmo assicurato il finanziamento a vita”. E ancora, le parole di
un noto giornalista: “Il Giffoni Film Festival è cresciuto perché gli è stata dedicata la cura che si
deve ai luoghi cari dell’infanzia. E i ragazzi, in cambio, lo riempiono di magia. Ai “grandi” spetta
il compito di preservare il festival così com’è; libero e figlio dei tempi. Un patto semplice, che
nonostante l’alternanza dei colori politici, le diverse visioni e le stagioni turbolente della nostra
Repubblica, ha tenuto per oltre 50 anni. E così i giovani giurati di un tempo sono diventati attori,
sceneggiatori, agenti, registi, giornalisti ma soprattutto Adulti migliori. E anche se lo elogiano (e lo
imitano) in mezzo mondo, Oggi, dopo 54 edizioni il Festival è a rischio. E non perché i ragazzi lo
abbiano abbandonato, anzi, anche quest’anno ha registrato un’affluenza record. Giffoni è a rischio
perché i “grandi” della politica di oggi, hanno deciso di non difenderlo più”. Oltre alle migliaia di
voci dei giffoner: “Se non dovesse andare bene saremo con te Direttore, in prima linea a
protestare perché Giffoni è un bene comune che non può e non deve finire”.
La mia azione è indubbiamente politica e ringrazio quanti a vario titolo hanno voluto sostenerci, tra
questi: il presidente Giuseppe Conte, i deputati Anna Laura Orrico e Gaetano Amato, l’onorevole
Elisabetta Piccolotti, la senatrice Anna Bilotti e tutti quelli che hanno deciso di supportarci in
queste ore, come i tantissimi altri rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, compresi quelli
dell’area di Centro Destra.
Mille volte ho detto che non ce l’ho con questo Governo e con i Partiti che lo sorreggono. Sono
amico di tanti Ministri e godo del privilegio della loro attenzione, ma il Ministro Sangiuliano ha
voluto colpire Giffoni solo perché, nel momento in cui si paventava l’ipotesi di non avere i fondi per
il 2024, ho preso una posizione netta e chiara con la mia Regione e con il suo Presidente Vincenzo
De Luca. Alla fine una prima importante parte del finanziamento regionale ci è stata assegnata,
ma Sangiuliano non solo ci ha tagliato i fondi, dimenticandosi che se oggi è successo quello di cui
stiamo parlando è perché la regione Campania ci ha sostenuto. Lui no. Questi sono i fatti.
Devo stare zitto? Aspettare? Licenziare centinaia di persone? Chiudere un’azienda leader nel
mondo? Distruggere l’economia di un territorio così faticosamente sviluppatasi in oltre mezzo
secolo? Come lo spiego ai ragazzi? Forse avrebbe preferito far fare anche una brutta figura
all’Italia nel mondo e noi ci siamo tutti sacrificati perché ciò non avvenisse. È tempo quindi di
ripensare al posizionamento di Giffoni nell’ambito dei fondi statali, per assicurare ancora di più
stabilità, continuità, crescita e ulteriore sviluppo. Più volte ho detto che con la cultura non si
fanno battaglie e questo è il momento in cui le parti in causa sono chiamate a ragionare, a
capire e a trovare intese. Quello che sto chiedendo al Ministro Sangiuliano da due anni.
Ho una vasta esperienza e ho visto quanta cattiveria è venuta fuori. La mia vita l’ho dedicata al
mio paese, sollecitando una trasformazione strutturale imponente. Qui a Giffoni non c’era niente
e ho lottato per avere la Cittadella del Cinema, poi la Multimedia Valley e tante importanti
strutture capaci di contenere l’evoluzione culturale e progettuale. Non c’è esempio di festival al
mondo che possa presentarsi con dati, analisi, economie, occupazione, attività in Italia e
all’estero. E lo dico con la fierezza di chi sa di essere l’unico direttore e fondatore al mondo ancora
in carica dopo 54 anni. Non può essere una colpa essere bravi, né tantomeno che ho iniziato a soli
18 anni. Il mio compito oggi è ancora più forte: stabilizzare l’istituzione per i prossimi anni. Sono
consapevole che tutto questo è nel cuore degli italiani e di tante generazioni che ho cresciuto come
un padre. Chi non è stato a Giffoni non ha il diritto di parlare e questa dovrebbe essere una regola
per tutti quelli che sparano a zero, senza sapere nemmeno cosa dicono. Sentire forte questa vicinanza mi spinge sempre di più ad andare avanti per il bene comune. Queste le richieste del Fondatore del fondatore del Giffoni film festival, che sappiamo non essere semplicemente un festival ma un insegnamento su come generazioni diverse dovrebbero approcciarsi alla cultura a 360 gradi, per molti dei partecipanti a vario titolo è diventato un modo di vivere per relazionarsi con diverse culture e in diverse lingue.