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L’arte della gioia da un magistrale romanzo ad una magistrale serie? non si sa giudicate voi

Trasformare un romanzo fluviale e debordante come “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza in una miniserie è stato un azzardo e un atto di amore da parte di Valeria Golino e del suo team di sceneggiatori: oltre a lei, Luca InfascelliFrancesca MarcianoValia Santella e Stefano Sardo.

E buttare il cuore oltre l’ostacolo ha dato i suoi frutti, perché il romanzo di Sapienza secondo Golino è un arazzo complesso e avvincente, un viaggio “dall’orrore alla gioia”, dall’estasi mistica al piacere terreno. Al centro c’è un’eroina sui generis, un’opportunista capace di macchiarsi dei peggiori delitti, una sorta di Tom Ripley pronta a rimuovere dal suo percorso tutto ciò che diventa un ostacolo al compimento di se stessa, senza apologie e senza remore, rivendicando anche l’odio come motore proattivo.

La confezione della serie, forte di una squadra che vede Viola Prestieri alla produzione, Fabio Cianchetti alla fotografia e Giogiò Franchini al montaggio, è impeccabile e infinitamente accattivante, ha un afflato pittorico e un’attenzione al dettaglio d’epoca (le scenografie sono di Luca Merlini, i magnifici costumi di Rita Barbieri).

Ed è la mano sicura della regista a guidare il dream team, compreso l’autore delle musiche fortemente evocative (sebbene a volte invadenti) Tóti Guðnason. Golino si muove su un terreno di messinscena classico, a tratti convenzionale, ma lo arricchisce di Easter egg e ne approfondisce le ombre, che vanno a rimpiazzare il caos disordinato e incontenibile della scrittura di Goliarda Sapienza, del quale si sente un po’ la mancanza, in questo insieme controllato e corretto. Ma Golino estrae dal magma narrativo di Sapienza una figurina determinata e inscalfibile, un agente del caos (per gli altri) cui dà corpo e soprattutto sguardo (reso metallico dai costanti riflessi di luce all’interno delle iridi brune) l’ottima Tecla Insolia, onnipresente senza stancare lo spettatore.Sguardo, corpo, anima. Modesta è Tecla Insolia (La bambina che non voleva cantare5 minuti prima), magica e magnetica, dark lady e vendicatrice di se stessa. Con lei ci sono Jasmine Trinca nell’abito da religiosa di Leonora. Guido Caprino è Carmine, l’onnipresente factotum e uomo di fiducia della famiglia Brandiforti: diventerà anche altro per la protagonista virando forse un po’ troppo verso L’amante di Lady Chatterley. Alla Principessa Brandiforti dà corpo e temperamento una incredibile e focosa Valeria Bruni Tedeschi. La giovane, nobile e zoppa Beatrice è Alma Noce. Giovanni Bagnasco è Ippolito: figlio di Gaia, erede dei Brandiforti, è un freak condannato a vivere da recluso. Rocco, autista della casata e “strumento” nelle mani di Modesta, è interpretato da Giuseppe Spata. Valeria Golino li definisce tutti e semplicemente «un regalo».

VALERIA GOLINO: HO COMBATTUTO COME MODESTA PER GIRARE IO QUESTA SERIE

 

Questa serie è davvero un atto d’amore verso Goliarda Sapienza…

Ho avuto un rapporto diverso con questo libro ogni volta che l’ho preso in mano. La prima volta mi ha turbata per la sua scabrosità. Ebbi un approccio soprattutto emotivo, sentendolo come qualcosa di alieno… Cosa che non mi ha impedito di rileggerlo, qualche anno dopo. La terza volta è successo quando Viola Prestieri di HT Film ne ha preso i diritti e si è rivolta a me.

Diritti che volevano in molti…

Dopo che per tanti anni erano rimasti liberi, il vedovo di Goliarda, Angelo Pellegrino, li ha dati a noi. Quasi miracolosamente, perché era un momento in cui li volevano in tanti, anche produzioni forse più grandi, e forse registi più importanti di me. Penso che Angelo abbia scelto noi perché mi conosceva, perché io avevo conosciuto Goliarda quando avevo 18 anni. Avevo lavorato con lei nel film di Francesco Maselli (Storia d’amore del 1986, ndr) e lei era stata la mia coach di dizione. Penso che per lui sia stata una scelta sentimentale.

Con la sua dark lady che ricorda Ripley, la serie ‘L’arte della gioia’ di Valeria Golino merita i cinema- immagine 6

Jasmine Trinca e Viviana Mocciaro

Si parla già delle prossime stagioni. Ma non avete mai pensato di farne un film invece che una serie?

Sinceramente all’inizio credevo che avrei girato un film. Con le sceneggiatrici degli altri due miei film, Francesca Marciano e Valia Santella, per sei mesi abbiamo cercato di concentrare tutto quel bendidìo di cose che succedono in un film. Ma non riuscivamo a trovare il bandolo della matassa. Cadevamo continuamente in depressione perché volevamo dare una verticalità alla storia. Una serie ha un senso più orizzontale, diluito nel tempo. Quando abbiamo capito che avremmo dovuto perdere troppe cose limitandoci a un film, ho deciso di girare sei episodi ispirati alla prima delle quattro parti del romanzo.

 

VALERIA BRUNI TEDESCHI È COME UN CAVALLO DI RAZZA. JASMINE TRINCA L’HO SOGNATA

 

Parlava dei suoi attori: impossibile non citare Valeria Bruni Tedeschi…

Valeria è un fuoriclasse. Mentre scrivevamo pensavamo a lei, spuntava sempre nei dialoghi. A un certo punto però mi ero convinta che fosse troppo giovane per quel personaggio. Lei è una bellissima donna che ha ancora una sessualità molto forte, mentre la principessa non era così vigorosa. Quando ha letto la sceneggiatura ha iniziato a dirmi che voleva farla, che voleva fare il provino. Io in quel momento stavo vedendo bellissime attrici, ma quando è toccato a lei… Non c’è stato niente altro da dire. Era già lei, stava già facendo il film. Ed è stato bellissimo dirigerla. Con lei, la cosa più incredibile è che le devi mettere le redini, la devi trattenere. È come un cavallo di razza, la senti che vuole scappare, ma più la tieni e più la sua potenza si concentra. Non so farne a meno. Mi arriva in sogno. Come è successo anche per Jasmine Trinca, che interpreta il personaggio che avevo scritto per un’altra attrice. Poi, una mattina, mi sono svegliata e ho capito che doveva essere lei!

Con la sua dark lady che ricorda Ripley, la serie ‘L’arte della gioia’ di Valeria Golino merita i cinema- immagine 7

Valeria Bruni Tedeschi

 

TECLA HA FERMATO IL TEMPO

 

Ha sognato anche Tecla Insolia?

Aveva fatto un self-tape, tra le centinaia che abbiamo visto, e quando è venuta al provino io sapevo che non l’avrei presa. Avevo un’altra zingarella nella mia testa. Fino a che i miei casting directors – Annamaria Sambucco, Massimo Appolloni e Francesco Vedovati – mi hanno detto che cantava benissimo. Ascoltarla cantare Mi sono innamorata di te è stato decisivo… A volte la musica lo fa, il talento lo fa: fermare il tempo.

Lei ha parlato di rapporto simbiotico tra voi, di una sorta di possessione

Non è vero! Mi farà denunciare! Ogni tanto effettivamente le dicevo “ti prego, non mi denunciare”. Ma perché a volte quando dirigo gli attori mi prendo delle libertà. Con lei, con Jasmine, con Alma. Li prendo, li acchiappo, è una cosa molto carnale. Con tutti, maschi e femmine. E mentre la strapazzavo pensavo “mi denuncerà…”.

Con la sua dark lady che ricorda Ripley, la serie ‘L’arte della gioia’ di Valeria Golino merita i cinema- immagine 8

Valeria Golino e Tecla Insolia

IL NUDO GIUSTO

 

Scherzi a parte, nella serie l’elemento fisico è molto forte, soprattutto al femminile. Come avete affrontato questo aspetto? Qualcosa sta cambiando?

Non penso che ci sia un modo giusto di farlo. Ci sono cose belle e brutte, ma funzionali a quello che vuoi raccontare. E questo riguarda il nudo femminile, il corpo femminile, ma anche tutto quello che fai. Ci possono essere modi molto crudi di fare le cose, o eterei, evocativi. Ma anche le cose più sgradevoli, se sono giuste nel racconto e nel contesto, allora è giusto farle. In questa serie si trova anche il concetto di voler tendere all’appagamento di un desiderio di Freud,   la felicità è un attimo fugace che passa di cui tu hai solo un ricordo e bisogna essere bravi a non far sfuggire quel ricordo.

 

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