L’attore, sceneggiatore e regista Sergio Rubini ospite al Giffoni Film Festival, dialogando con molta generosità su variegati temi collegati al mondo attoriale ed al suo modo di osservare il cinema e la società. Si è molto soffermato sul mestiere dell’attore e sui suoi tormenti il regista de “La Stazione“, che in questo periodo compie 30 anni, dichiarando che quello dell’attore è “un mestiere che non offre certezze né sensibilità, anzi..se si è sereni è perché probabilmente non sta andando tutto come deve andare“.
Non manca una riflessione sul tema degli Invisibili che fa da cappello al #Giffoni2022: “Torno al Festival di Giffoni e non mi capitava da tantissimi anni: i piccoli giurati di allora ora saranno ventenni. Mi è capitato di pensare al tema dell’invisibilità: un attore cerca la visibilità a volte non per vanità ma per offrire la sua idea sul mondo, esplorarli i mondi. Certe volte però gli invisibili, specie i ragazzi, non devono esserci lasciati fuori, ma aiutati ad esprimersi ed io voglio ascoltarli quei giovani, capirli. Non sono venuto qui a Giffoni per insegnare ma per ascoltare. Noi adulti possiamo essere di supporto con la nostra esperienza perché la rottamazione non consiste nel togliere importanza ai vecchi, ma alle idee vecchie“.
Rubini, da artista colto e versatile, in ogni sua opera ha un’idea di futuro perché è convinto che se non si possiede un’idea di futuro si viva in una sorta di affanno continuo. Tanti i progetti in cantiere per l’artista pugliese: “Sto scrivendo una nuova serie per “I fratelli De Filippo” e mi auguro che il mio produttore mi comunichi al più presto l’inizio delle riprese perché è un progetto che sento mio – racconta – lo scioglimento del trio ha fatto si che ognuno dei 3 fratelli avesse potuto esprimersi nella sua arte personale e peculiare. La sceneggiatura è pronta, racconterà del periodo che va dalla costituzione del trio al suo scioglimento, quando i tre attori acquisteranno un’identità individuale, ma sono in attesa della produzione per partire. Inizialmente volevo raccontare la storia dei De Filippo in una serie, poi, per non perderci in tempi lunghi, ho deciso di raccontarli attraverso un film in due parti“.
Tra i progetti per il futuro, “Sarò nel film d’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, poi in “Educazione fisica” diretto da Stefano Cipani e da una sceneggiatura dei fratelli D’Innocenzo, sto scrivendo una serie su un’artista dell’Ottocento, ma è ancora in fase di lavorazione, e sto portando a teatro “Ristrutturazione”, spettacolo in cui racconto i miei 25 anni di terapia, inutili, attraverso la ristrutturazione di un appartamento“. Rubini è dunque un artista prolifico ma anche capace di godersi la serenità della tranquillità, come dimostra il suo rapporto particolare col tempo: “Ogni film sembra che fermi il tempo..non mi ero nemmeno reso conto che erano trascorsi 30 anni da La Stazione!“, racconta. Ed è un attore si conferma attento al cinema tradizionale ma che non disdegna i nuovi mezzi di comunicazione di massa: “Il cinema non è in crisi , il cinema è vivo perché ogni film ed ogni autore che scrive vuole raccontare una storia. La sala del cinema è in crisi perché sono in crisi gli spazi di socializzazione ma i giovani il cinema lo vedono, lo vogliono, lo cercano, anche su altre piattaforme. Certo – aggiunge – sono piattaforme che necessitano un controllo. Il cinema in rete deve rispecchiare il cinema di qualità, deve rispecchiare la verità e la verità e a volte la verità in rete e sui social è un po’ opaca“. Rubini è convinto inoltre di un ritorno ad un nuovo umanesimo in cui la parola ritorni ad essere importante nei rapporti senza ridurre frasi, concetti e pensieri a slogan. “Occorre inoltre – continua l’attore- tornare a saper raccontare la nostra storia, la nostra cultura. Dispiace che grandi film, grandi documentari sulla nostra storia siano spessi raccontati da stranieri. Con la cultura si deve ritornare a produrre ricchezza. La mia Regione si è risollevata grazie al suo notevole patrimonio culturale. Mi rivolgo al Ministero della Cultura: torniamo a creare ricchezza grazie alla nostra storia”. E, prima di incontrare i ragazzi nel pomeriggio, Rubini conclude con una riflessione antropologica:” Questa che stiamo vivendo non è un’epoca di trasformazione. Noi siamo già mutati e siamo già uomini del futuro. Non siamo ancora consapevoli delle nostre capacità di trasformare il futuro“.
Nel pomeriggio, poco prima di ricevere un premio speciale per la sensibilità con cui ha sempre raccontato storie intense e rivolte a un pubblico eterogeneo, Rubini intavola un dialogo con i giffoner: “Abbiamo bisogno di sognatori. Anche il Giffoni Film Festival è stato pensato, creato e voluto da un sognatore. I giovani devono sognare un nuovo mondo più giusto, anche per realizzarsi professionalmente nella propria terra – afferma Rubini in Sala Trauffaut- lasciare i luoghi d’origine è una tragedia, specie in quelle terre dove non c’è lavoro. Però io consiglio di farlo quel viaggio, per arricchirsi e per sperimentare, per poi magari ritornare“. Rubini, sollecitato dai giovani giffoner, parla di cinema e dei suoi film:” Ci sono stati film che avrei voluto perfezione come è normale che avvenga nel cinema, ma anche in un brutto film magari vi è uno sviluppo interessante. Il cinema si serve di una letterarura imperfetta, è questa la grande lezione che mi ha lascuato il Maestro Federico Fellini“. Oltre a Rubini, la giornata di ieri, vede sul blu carpet la cantante Rep Beba, che emoziona grande e piccini, la quale visto il suo grande successo è ora sui diari comix di quest’anno, ed è stato possibile farseli autografare, Oltre a questi due grandi artisti, la giornata di ieri del festival ha visto tra i protagonisti anche Aurora Giovinazzo, già presente l’anno scorso al festival per ragazzi, e che noi ricoediamo essere attrice famosa per il ruolo interpretato magistralmente in Freaks out di Gabriele Mainetti. Aurora si confronta con il mondo dello spettacolo già da bambina e non solo con il cinema. Quanti segreti ci sono dietro il nuovo – il terzo della storia – Spider Man? A svelarli è la voce della versione italiana dell’amatissimo supereroe Marvel, Alex Polidori, ospite del Giffoni Film Festival. S’è trattato di un ritorno per il doppiatore, attore e cantante: “A undici anni il mitico Tonino Accolla mi portò con sé a Giffoni, allora presentammo il film Piacere Dave. Ne conservo un bel ricordo, nonostante fossi piccolo. Essere qui oggi però ha un sapore diverso”. Dalla passione per la Roma a quella per la musica, entrambe tramandategli dal papà: la giornata di Alex Polidori al Giffoni Film Festival è iniziata con un incontro con la stampa, a cui ha raccontato tutto ciò che non sempre, dalla cabina di registrazione, esce fuori: “Più volte mi hanno detto ‘o fai il cantante o il doppiatore, non puoi fare entrambe le cose’. All’estero ciò viene visto come un punto di forza, da noi invece piace troppo dare delle etichette a tutti. A me piace fare un sacco di cose”