29 Settembre 2023

SULPEZZO.it
cinema

La cultura è sacra e salva l’uomo queste le parole di Antonio Albanese simbolo del cinema italiano che incontra i giovani del giffoni film festival

Cinquantonove candeline di talento e simpatia. Antonio Albanese ci
soffia sopra con straordinaria autenticità nella Sala Verde della
Multimedia Valley. In programma uno dei workshop di punta della
sesta giornata del festival. I ragazzi in shirt arancione sono pieni di
curiosità sulla vita professionale del poliedrico artista originario della
provincia di Lecco. E con le loro domande su aspetti tecnici e
personali si appoggiano a un registro di conoscenza che non ha altro
inchiostro di scrittura se non la volontà di imparare tutto il possibile
nel frammento di un incontro. "Sono nato in una famiglia di operai,
originaria della Sicilia ed emigrata al Nord per lavoro, potrei dire per
fame" esordisce Albanese. "Fino ai ventidue anni sono stato un
discreto fresatore e tornitore. Frequentavo l'istituto tecnico serale per
prendere il diploma. Ad un certo punto ho lasciato il certo per
l'incerto. Merito di un corso serale di teatro consigliato da una mia
amica durante il quale ho colto la meraviglia di questo mondo". Le
porte girevoli della vita non hanno mai voltato l'anta ad Albanese. Ma
la strada per lui, uomo dai natali umili,  è sempre stata in salita anche
quando la buona sorte guardava fisso nei suoi occhi: "Alla scuola di
arte drammatica fui preso tra una rosa di cinquecento candidati. Ero
felicissimo ma vivevo a Milano e non era facile mantenersi. Al
secondo anno volevo lasciare per ragioni economiche. Proprio in
quella fase di disperazione è nato il personaggio di Epifanio, con uno
spostamento di ritmo e spina dorsale da drammatica a comica.
Comincio così a guadagnare i primi soldi e da lì la mia carriera non
si è più fermata". Albanese ha alle spalle inizi "difficili" che proprio
questo definisce "indimenticabili". Un cammino lastricato di costante

studio e di un lavoro sul campo che molto spesso occupa  per intero le
sue giornate. "Questa professione ha bisogno di un impegno totale"
sottolinea. "Io sono stato molto fortunato perché ho incrociato
persone che avevano tante cose da insegnare, non like da esibire.
Penso al direttore dell'accademia Riccardo Palazzi, solo per citarne
uno. Guide autorevoli senza le quali non sarei quello che sono oggi".
E oggi, Antonio Albanese, è un attore con trent'anni di robusta e
prestigiosa carriera. Nel suo profilo curriculare ruoli comici e
impegnati, drammatici, talvolta in un tale rapporto di contenimento
reciproco da sembrare un corpo unico a più strati di pelle autoriale.
"Prendo ispirazione dalla vita che mi circonda" specifica Albanese.
"Sono molto curioso e mi piace frequentare anche gli ambienti lontani
da me, quelli più strambi e magari anche antipatici per "rubare"
comportamenti e modi di essere. I miei personaggi sono nati tutti
così". E di personaggi ne ha dati alla luce davvero tanti e rldi
successo. Da Alex Drastico a Cetto La Qualunque. Da Pier Piero a
Frengo al Ministro della Paura. Una miscellanea di umanità con la
quale ha fermato il tempo nel momento della intuizione: "Sono
maschere che raccontano spaccati reali di esistenza. Un attore ha
bisogno di maschere, anche se poi deve essere consapevole che con il
passare del tempo anche la sua maschera può cambiare. Parlo di un
cambiamento fisico che riguarda corpo e volto, in virtù del quale può
risultare meno adatto a immedesimarsi in determinati personaggi".
Albanese ha un grande amore per il teatro. Il suo autore di riferimento
è Karl Valentin, commediografo tedesco scomparso nella prima metà
del Novecento, il cui monologo sull'acquario contenuto nella raccolta
TingelTangel "mi ha segnato nel profondo". Sul piano più generale
della scrittura ha invece letto e riletto i testi di Simenon, per il quale
ammette di essere pazzo di stima.
"I grandi maestri ci aiutano a crescere, a migliorare, a tirare fuori il
meglio di noi. In generale il rapporto con gli altri è fondamentale e un
artista non deve mai mettere le distanze dalla vita reale. Allo stesso
tempo, però" afferma rivolgendosi ai giffoner "non fatevi mai
influenzare negativamente dal giudizio di chi vi sta intorno. Credete
fino in fondo nei vostri sogni e inseguitili senza perdere tempo e senza

mollare".  Nella Sala Verde della Multimedia Valley entra il fondatore
di Giffoni Claudio Gubitosi. L'abbraccio con l'artista italiano è pieno
di affetto e amicizia. "Voi giffoner" dice Albanese "avete il privilegio
di vivere un festival bellissimo in un posto bellissimo. Io giro l'Italia e
non è facile trovare uno spazio come questo. Qui c'è un'atmosfera
unica. Si respira cultura. E la cultura è sacra perché fa conoscere e
riflettere, dà la forza di vivere e convivere con gli altri restituendo
centralità al pensiero e al silenzio dell'ascolto".  "La cultura" insiste
Albanese "proprio per questa ragione ha il potere di far splendere e
salvare l'uomo". I ragazzi della sezione più diciotto si alzano in piedi.
Tutti. Le mani si prendono a piacevoli ceffoni una con l'altra.
Applausi a scena aperta. Standing ovation. Un attore completo che grazie alla sua maestria ha potuto  sempre scegliere di interpretare i ruolki che più gli si addicevano, sia come attore che come regista. Nei suoi ruoli da regista ha lanciato tanti attori, attrici in cui ha visto la luce, una luce capace di fargli capire quanto ci tenessero a quel ruolo e ha poter imparare da un grande maestro bravo, capace ed umile come Albanese. Albanese ha poi detto che per poter essere un bravo comico a 360 gradi, bisogna  saper improvvisare.

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