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Intervista alla band La Tempesta Gentile

La band, nata nel 2021, si propone con un‘essenziale formula a duo, con l’idea di dare una propria rilettura personale del genere chitarristicamente stratificato per eccellenza, lo shoegaze, con i soli utilizzi del basso, supportato dall’effettistica, e della batteria, affiancata da uno strumento denso di risonanze e riverberi come l’handpan.

Dopo “Esplorazione”, “Senza Nome (Sole)” è il nuovo singolo della band emiliana La Tempesta Gentile che anticipa l’uscita del primo album “LTG”. 

“Senza Nome (Sole)” è un brano davvero intrigante, con un mix unico di stratificazioni sonore e testo riflessivo. Potete condividere con noi il processo creativo dietro a questo brano?

Certamente, il brano è nato allo stesso modo della maggior parte del disco, ovvero è partito da un’idea embrionale sviluppata pian piano in sala prove, in questo caso l’arpeggio minimale di tre note che entra subito all’inizio, con il testo che è stato ispirato direttamente dalla musica che stavamo creando. Al solito quando il suono e la struttura del pezzo iniziano ad essere definiti, il testo arriva abbastanza velocemente, ed è andata così anche in questo caso.

Quello che usciva dalle primissime sessioni era la sensazione di apertura, di grandi distanze, spazi siderali, quindi una via tracciata in modo chiaro per il testo fin dall’inizio.

In seguito ovviamente abbiamo lavorato molto di più sui dettagli, soprattutto sull’effettistica e sui loop, che caratterizzano il nostro sound fatto di stratificazioni.

Il videoclip è stato realizzato in modo molto particolare, utilizzando una vecchia super 8. Qual è stato il motivo di questa scelta e come pensate abbia arricchito il messaggio del brano?

Tutto è partito dalle poche e semplici note dell’arpeggio della strofa, una struttura che può ricordare lo stile chitarristico minimale ma estremamente incisivo di Martin Gore, quando ha iniziato ad imbracciare la chitarra nei dischi di fine anni 80 dei Depeche Mode. Da lì era inevitabile pensare ai videoclip di quel periodo diretti da Anton Corbijn.

Nel nostro piccolo ci siamo quindi lasciati ispirare da quel tipo di estetica, con la patina polverosa e sfuocata, tipica della super 8, che ci sembrava perfetta per accompagnare il pezzo.

È stata sicuramente una scelta rischiosa perché avevamo a disposizione pochi minuti di girato, non potevamo permetterci “sprechi” di riprese, la tecnologia della super 8 è diventata “vintage” e quindi i costi non sono così abbordabili per una produzione indipendente come la nostra.

È andata bene però perché siamo davvero molto soddisfatti del risultato.

Il vostro approccio alla musica sembra molto concettuale e ricco di significato. C’è un particolare messaggio che sperate di trasmettere ai vostri ascoltatori attraverso la vostra musica?

Più che un messaggio particolare abbiamo voluto trasmettere sensazioni, quelle che si provano durante un viaggio verso l’ignoto fuori dalla nostra comfort-zone, fra momenti caotici dove è impossibile trovare una meta o vedere uno spiraglio, squarci di luce, oasi di pace, pause improvvise che però a volte si rivelano un’illusione, insomma tanti mondi e paesaggi diversi dove testi e musica vanno a braccetto e dove crediamo in tanti si possano ritrovare.

Per elevare il concetto di viaggio e lasciarlo libero all’interpretazione di ognuno di noi, abbiamo utilizzato soprattutto metafore e immagini riguardanti gli oggetti celesti e l’osservazione del cielo. Quindi tanto spazio, tante strade, ma soprattutto una sensazione di grande vitalità che speriamo di essere riusciti a trasmettere.

Infine, c’è qualcosa che potete svelarci riguardo ai vostri prossimi progetti musicali?

Innanzitutto il 5 aprile uscirà per Overdub Recordings il nostro primo album “LTG”, dove presenteremo nelle dieci tracce del disco tutto il lavoro degli ultimi due anni, dopodiché inizieremo a portare dal vivo la nostra musica.

Ci riteniamo in primis una live band, nel disco infatti abbiamo suonato esattamente allo stesso modo in cui ci presentiamo sul palco, in due.

Abbiamo un basso, una pedalboard che aggiunge al basso il suono di una o più chitarre, una batteria e un handpan. Siamo curiosi di vedere come verrà recepita questa proposta e non ne vediamo l’ora!

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