SULPEZZO.it
interviste

Il viaggio mentale e spaziale di “Calabi Yau” dei Manaus

Il progetto Manaus nasce nel 2018 dalle ceneri di VoodooPank, la varietà del background musicale dei membri della band collide e si fonde in un centrifugato di esoterismo e viaggi spazio/mentali su un tappeto di chitarre distorte vorticose e claustrofobiche, con ritmiche che alternano momenti sognanti ed eterei ad altri più veloci e serrati.
Noise/punk/alternative, psichedelia ed atmosfere stoner/doom, con episodi che ricordano la dark wave sono gli elementi principali del sound della band, con testi introspettivi e profondi, un focus sulle proprie inquietudini, un invito a scrutarsi dentro per guardare cosa è rimasto.

Qual è il significato dietro il titolo “Calabi-Yau”?
Prima di tutto ci teniamo a ringraziarvi per darci modo di parlare del nostro progetto. Gli ‘Spazi di Calabi-Yau’ sono un modello fisico relativo alla Teoria delle Stringhe, descrive extra-dimensioni della realtà ‘arrotolate’ in ogni punto dello spazio-tempo, ci piaceva l’idea di connettere questa visione alla esplorazione della coscienza ed ai viaggi all’interno dei nostri mondi interiori, questo è il tema del pezzo.

Come è nata l’idea per questo singolo?
Calabi-Yau è il terzo brano del nostro album d’esordio che uscirà per Overdub Recordings il 4 Ottobre, l’idea di utilizzarlo come singolo nasce dal fatto che è abbastanza rappresentativo per quanto riguarda il panorama sonoro che la band vuole esprimere. Il testo parla di un viaggio interiore, un percorso difficile e tortuoso intrapreso da un individuo alienato che cerca di riscattarsi e quindi la fatica di ritrovare il proprio spazio ed entrare in armonia con se stesso ed un tutto cosmico dimenticato. Schiacciato dai ritmi spersonalizzanti e disumani imposti da una decadente società capitalista poco a poco rompe il ritmo e scopre lo spazio.

Come gestite il processo creativo in gruppo? Avete un leader o collaborate tutti insieme?
Di solito è Daniel che dà lo spunto, l’idea iniziale, la quale viene poi portata in sala prove e tutti insieme valutiamo come svilupparla al meglio. Prima che Musicisti siamo appassionati ascoltatori, i nostri gusti spaziano dal blues al jazz passando per funk, trip hop ed il rock in tutti i suoi molteplici “sottogeneri”, tutto questi ascolti ovviamente ci influenzano e mescolandosi alle nostre emozioni ci danno spunto per creare del nuovo.

Come bilanciate le vostre vite personali con gli impegni della band?
Eh questo è un tema caldo. Diciamo che alcuni brani inseriti nel nostro album nascono proprio dalla rabbia digerita a fatica verso un sistema societario che soffoca la creatività proprio perchè non lascia il tempo di pensare, elaborare e costruire un sistema interiore che porta ad esprimersi artisticamente. Un progetto per essere coltivato ha bisogno inevitabilmente di tempo utile, la nostra filosofia è subordinare il meno possibile l’arte al lavoro, tenere sempre in mente e ben presente che l’arte è un’esigenza, non un hobby e che il lavoro serve solo per guadagnare i soldi per il pane e le bollette. Sicuramente non è facile portare avanti seriamente questo tipo di filosofia quando si è immersi nel vortice di un sistema societario il quale tende a tutt’altro.

Qual è la cosa più preziosa che avete imparato l’uno dall’altro come membri della band?
Sicuramente che bisogna avere pazienza ed anche la maturità per uscire dalle piccole gabbie del proprio egocentrismo per trovare soluzioni che vadano bene per tutti.

Related posts

L’universo di Andre: il rap, il gentil sesso e… la pizza

3la

Straid e la sua “Rivalmare” che racconta di ricordi e cicatrici

valentina

“Umano troppo umano” di Amore Psiche: intervista

valentina

Lascia un commento