Un serial killer, ben sette delitti irrisolti con inquirenti che non hanno provato ad approfondire i casi o che, probabilmente, sono stati volutamente spinti affinché si arenassero. La stampa. Dal canto suo, ha spento immediatamente i riflettori sulle vicende. Sono questi gli ingredienti con cui Livia Cipriano, scrittrice e animatrice culturale di Pompei, mescola la storia del suo thriller poliziesco “I delitti dell’Orsa Maggiore” (Graus Edizioni).
Una storia che incuriosisce il lettore sin dalle prime pagine, senza artifizi ma con la forza della parola, l’inquietante scenario tratteggiato che si dipana tra le strade, i salotti, i ristoranti, gli uffici e le sacrestie di una città mai nominata ma che incute timore a causa dei suoi chiaroscuri. Questo lo scenario dove si muove la criminologa Amélie che verrà affiancata dall’ispettore “Baffo”. Dinanzi a loro il silenzio ed una serie di indizi che, in apparenza, appaiono insignificanti ma che solo l’istinto del bravo detective riesce a mettere insieme, come se riunisse i cocci di un vaso di terracotta. Un’indagine complessa, non priva di colpi di scena che consentiranno ad Amélie di arrivare sin dentro le segrete stanze di una sagrestia. Una prova narrativa sicuramente superata dalla Cipriano.
Melania Murolo