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Emily in Paris 4, i soliti cliché non permettono di andare oltre il già visto

Sono passati giorni dall’uscita della quarta stagione di Emily in Paris, e l’idea generale è che non ha soddisfatto le aspettative. Trarre conclusioni definitive non sarebbe corretto in quanto ai cinque episodi disponibili su Netflix si devono aggiungere gli altri che usciranno a settembre. Ma quello che abbiamo visto in settimana è una storia già vista, che non è in grado di andare oltre i soliti cliché. Ad andarci giù pesantemente è il Guardian, che scrive: «Questo buco nero televisivo è privo di trama, carisma e intrigo. Non succede assolutamente nulla, a parte qualche strana conversazione con gli occhi spenti sul prezzo della crema per il viso». Eppure, la serie di Darren Star, che di televisione ne sa abbastanza – sue sono Beverly Hills 90210, Sex and the City e Younger – con Lily Collins, continua a essere vista e a dominare la top ten di Netflix.

L’Indipendent si chiede: «È una piacevole sciocchezza a basso rischio che strizza consapevolmente l’occhio alla propria stupidità?». La parola chiave è proprio «a basso rischio». Per la quarta volta, vengono proposti personaggi preconfezionati che non riescono a uscire da quell’immagine creata nel 2020 con la prima stagione. Emily non si è evoluta, continua a essere l’americana ingenua che crede di risolvere tutto con una bella storia su Instagram, stacanovista e rigida. Sylvie, nonostante abbia rischiato di perdere il lavoro, mantiene il ruolo di capa snob, mentre Mindy interpreta la ricca ereditiera che cerca di avere successo nella musica.

Tutte e tre queste figure hanno un potenziale enorme. Tutte e tre accennano ad aggiungere qualcosa di più, ma la paura di rompere le maschere con cui questi personaggi sono nati, non permette di andare oltre. Il risultato?Le questioni importanti sono appena accennate, mentre la storia sa di già visto.

Dopo una notte di passione sul tetto del palazzo, Emily scopre di essere diventata più libertina, più «francese» (altro cliché). Si potrebbe usare questo evento per approfondire la scoperta del piacere sessuale, ma il tema viene utilizzato esclusivamente con il fine di creare una campagna pubblicitaria per una marca di prodotti per capelli destinata a donne mature che vogliono essere libere di mostrare il grigio. Così come la discussione di Mindy con il proprio fidanzato milionario, Nicola de Leon, che le impone un abito e un comportamento più chic su richiesta del padre, viene ben presto dimenticata. Il massimo dell’indipendenza di Mindy viene espressa con la vendita del suddetto abito, che poi è più un gesto di ripicca. Dopo un giorno i due faranno pace e non se ne parlerà più.

Infine, e forse questo è il tema che più degli altri sottolinea la scelta di mettere in scena rimanendo in superficie, è l’accenno ad alcuni abusi sessuali che verrebbero perpetrati da anni alle dipendenti dell’azienda di Nicola da parte del padre. Mindy viene a sapere di questi atteggiamenti durante una visita in ufficio, e riporta la voce a Emily. Lei ne parla con Sylvie, la sua capa, che a sua volta le conferma di aver subìto, a suo tempo, quegli abusi. Dunque, perché non lasciare che Mindy e Nicola affrontassero apertamente il tema? Restano ancora cinque episodi (usciranno a settembre), magari sarà lì che troveremo qualche risposta. Proprio per non lasciare che questa quarta stagione passi alla storia come «un buco nero televisivo privo di trama, carisma e intrigo».

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