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Una Conference per due

Che non tragga in inganno l’incerto finale di stagione regolare di Indiana e Miami. Maratonete claudicanti nella corsa alla prima testa di serie ad est, le principali “sospettate” a giocarsi la finale di conference non possono essere che loro. E le altre sei? Guai a snobbarle, anche perché le varie Brooklyn, Chicago e Toronto si sono rese protagoniste di un notevole rush dall’All-Star Game, seppur lacunose in diversi aspetti se comparate alle due “contender”.

La lunghezza di una serie playoff lascia spazio limitato a ribaltoni, ma il primo turno ha la capacità di far affiorare problemi d’assetto che la poco probante regular season non aveva evidenziato. Poniamo le quattro sfide sotto la lente:

 

Indiana Pacers (1) vs Atlanta Hawks (8)

2-2 in stagione

 

Riedizione del primo turno dello scorso anno, a parlarne non più tardi di un mese orsono la maggior parte degli appassionati avrebbe pronosticato un facile 4-0 per Indiana. Alla vigilia dell’opening-match della serie sono due gli indizi che allontanano l’ipotesi di una passeggiata di salute: i dissidi interni ai Pacers e l’ultimo scontro diretto conclusosi con una schiacciante quanto inattesa vittoria di Atlanta in trasferta. Sicuri del fatto che gli uomini di coach Vogel si sforzeranno di volersi bene nell’ambizione comune, in particolar modo nella persona di Roy Hibbert, il centro dominante che si è lamentato a chiare lettere circa il suo scarso coinvolgimento offensivo, l’uomo capace di ribadire la netta superiorità a rimbalzo indicata dai numeri contro la terzultima squadra della lega nel dato statistico, Indiana vincerà. Di per loro gli Hawks, persa la stella Horford a inizio stagione, possono già ritenersi soddisfatti per l’ottenimento dell’ultimo posto disponibile a scapito dei Knicks, anche se sotto al 50% di vittorie. Sono più piccoli, meno profondi e nessuno può marcare George, impensierire Hibbert o stare dietro a Stephenson, ma possono mirare a un paio di successi casalinghi, i quali rinforzerebbero la loro fama di squadra coriacea che negli ultimi anni (sono alla settima postseason di fila) ha più volte impegnato avversarie più quotate, uscendo sconfitta sempre a testa alta, ma sempre sconfitta. Possibile un esito simile, diciamo in 6 gare.

 

Chicago Bulls (4) vs Washington Wizards (5)

1-2 in stagione

 

Perquanto vi consigli di mettere da parte fedi cestistiche varie al fine di godere appieno dello spettacolo offerto dai campioni in gioco, dovremmo essere tutti un po’ chicagoani. I Bulls sono lontani anni luce dalla squadrone degli anni ’90, neanche tanto vicini a quelli che potrebbero essere oggi complice l’infortunio (l’ennesimo) di Derrick Rose, l’uomo-franchigia chiamato all’anno della riscossa, ricaduto in una drammatica rottura del crociato dopo poche partite. L’attitudine a reagire alle avversità è pero nel DNA Bulls. Accade ad ogni strepitosa azione difensiva rovinata da un attacco involuto come pochi che i rossi tornano a difesa del proprio canestro col doppio dell’intensità, laddove i più vivrebbero profondi momenti di sconforto. Dall’altra parte ci sono i giovani e spensierati Washington Wizards e il loro condottiero John Wall, uno che di problemi fisici non ne ha più e sta vivendo la sua stagione migliore, coadiuvato da esterni di talento e da lunghi di sicuro affidamento come Gortat e Nenè, i quali avranno le mani piene affrontando quella dinamo umana che risponde al nome di Joachim Noah, in continua e sorprendente crescita. Alla lunga la difesa e l’esperienza di Chicago dovrebbe spuntarla. Alla lunga, appunto: possibile soluzione a gara 7.

 

Toronto Raptors (3) vs Brooklyn Nets (6)

2-2 in stagione

 

Quasi un inedito a livello di playoff (le due si erano affrontate nel 2007, ai tempi dei New Jersey Nets), questa serie rappresenta la maggiore incognita della Eastern Conference. I due team si presentavano ad ottobre ai nastri di partenza avanzando pretese praticamente agli antipodi: la franchigia canadese sicura di vivere un anno di transizione per dar tempo e modo ai giovani prospetti di accumulare chilometri, senza assilli di classifica; Brooklyn è la squadra più costosa della lega, farcita di veterani plurititolati, con l’intenzione semplice ma bellicosa di vincere subito.

L’inizio dei Nets è dei più traumatici, costellato di rovinose cadute, con la netta sensazione di una chimica di squadra impossibile da trovare per il rookie della panchina Coach Kidd. Il “turning point” è paradossalmente arrivato con l’infortunio del loro miglior giocatore, l’ottimo Brook Lopez che primeggiava nelle statistiche di squadra in quanto a punti e rimbalzi. La sua presenza rallentava però troppo le azioni di Brooklyn vista la convivenza con giocatori lenti e a cui piace avere il pallone tra le mani come Pierce e Johnson, e il suo infortunio ha permesso lo schieramento di un quintetto più veloce e l’utilizzo di alcuni gregari e specialisti difensivi imprescindibili in qualsiasi contesto. Gli avversari non hanno troppi problemi a giocare a ritmi alti, vista anche l’età media di molto inferiore. I Raptors sono la vera squadra rivelazione, grazie all’esplosione nel ruolo di play di Kyle Lowry e alla crescita esponenziale dei giovani DeRozan e Valanciunas. Il fattore campo avvantaggia Toronto come anche una faretra complessivamente più fornita, ma i Nets ne hanno viste troppe e troppo guadagnano per ammettere un’eliminazione al primo turno. Brooklyn in 6 gare.

 

Miami Heat (2) vs Charlotte Bobcats (7)

4-0 in stagione

 

Complimenti ai Bobcats e al loro GM “Sua Altezza” Michael Jordan per il risultato conseguito, ma la corsa finisce qui. La serie dal pronostico più chiuso dell’intero primo turno significherà poco per gli Heat che ambiscono al terzo titolo consecutivo, l’unico intoppo sarà rappresentato dalla marcatore della stella avversaria Al Jefferson, uno dei lunghi più produttivi dell’intera lega, che ha buone chance di mettere insieme buoni numeri ma non di portare una vittoria ai suoi. Miami ritroverà anche capitan Wade, sapientemente gestito da Coach Spoelstra in regular, impiegandolo col contagocce al fine di preservarlo in vista della postseason. Come se non bastasse LeBron sembra gradire particolarmente gli incroci con Charlotte, l’avversaria contro cui ha messo a segno il suo massimo in carriera in termini di punti (61) solo due mesi fa. Poco da estrapolare, troppo gap tra le due: 4-0 Miami.

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