Dopo mesi di attesa è cominciato , il 19 luglio , il 54’Festival Di Giffoni. Migliaia di giovani pronti a partecipare. Turisti da tutto il mondo sono accorsi per sostenere i loro idoli, gli ospiti che sfilano dal mini red carpet al “maxi” blue carpet. Idoli per molti, sorprese per altri. La mattina è dedicata alle attività destinate ai più piccoli. Il festival man mano che passano le ore prende vita e si colora di film adatti a tutte le età. Ovviamente si parla anche di doppiaggio, tra giovani presentatori, influencer, speaker radiofonici, tutti giovanissimi, non manca proprio nulla. Il tema principale e slogan del festival è: “l’illusione della distanza”. Frase che sfonda la porta e fa entrare a suon di cinema, tante interpretazioni. Il riferimento chiaro all’era digitale nel momento più delicato per il digital, quello di trovare e comprendere i limiti dell’illimitata potenza dell’intelligenza artificiale. Non mancano i saluti di Paolo Bonolis, punta di diamante della televisione italiana che concede interviste e continua a sorprendere. Complice la sua conosciuta e stra-apprezzata parlantina è intento ad aprire riflessioni volte a non far perdere il senso alle nuove generazioni. A cui è dato tanto e a cui è richiesto altrettanto impegno. Altro tema principe risulta essere proprio quello della salute mentale. Il compito è affidato al “tutto chiede salvezza” nella sala dedicata al regista Truffaut. Con il compito di commuovere e continuare con il proprio percorso di consapevolezza. Il rischio è infatti quello di avvicinarsi alla tecnologia in maniera eccessiva ed uscirne risucchiati. Il tempo e lo spazio d’altronde lì non esistono, e tracciare una linea diventa complesso; non esistono limiti o confini, se non imposti da una sorta di “parental control” perenne ma senza telecomando. Fino a che i genitori ci monitorano, prima di essere risucchiati dal mondo degli adulti. Molti ragazzi sono infatti accompagnati dai loro genitori, segno che il festival unisce proprio tutte le generazioni. In un magico spirito di fratellanza tutti amalgamati in onore dell’arte, accompagnato dalle note tipiche del festival che danza sulle note del Valzer numero 2 di Shostakovic, si balla tutti insieme a tempo di musica. Il festival di Giffoni trasforma in qualche modo il suo Valzer in un performante ballo di gruppo. È capace di trapostarci un po’ nel mondo di Harry Potter con i suoi maghi e le sue profezie, e un po’ fra le piccanti scene di Eyes Word Shut, tra volti intriganti e intrighi eleganti, ricordando proprio la sua colonna sonora. La cerimonia iniziale d’altronde sembra proprio la magica assegnazione del celeberrimo cappello parlante e le varie magliette dei ragazzi del festival ricordano le sue case (grifondoro tassorosso corvonero e serpeverde ) ed è facile farsi trascinare dalla magia del festival. Il blu il nero l’arancio ad accompagnare il tutto.
Tuttavia, è altrettanto facile lasciarsi prendere dall’entusiasmo e ballare le canzoni più conosciute venute da un altro grande palco della musica italiana o grazie ai successi degli anni 90. La sala dedicata ad Alberto Sordi è un altro alto momento che fa sognare e ricordare le sue performance più famose. E la sua comicità un po’ dolce amara. Come la vita, che ti regala una risata e una lacrima sul viso, tra anteprime e battute con i compagni di avventura. Al festival non mancano gli ingredienti per una ricetta saporita. È infatti un “piatto tipico” campano che lo rendono un dolcissimo mix tra una “ piccola”Hollywood immersa nel verde del paesaggio campano (e la scritta GIFFONI) ed un villaggio turistico, a ricordar la bella stagione estiva. In cui c’è spazio per la riflessione ma anche per tanto divertimento.
A noi non resta che “immaginare” prima e poi “vivere”, perché prima si sogna, solo dopo si fa.
Arianna Tomassetti e Paolo De Leo